Il ruolo dell'Italia nella BRI
Gli interventi degli esperti italiani e stranieri che hanno partecipato alla sessione coordinata da Marco Marazzi durante la seconda edizione del forum 'Shipping, Forwarding&Logistics meet Industry' ci aiutano a capire dove e come si colloca l'Italia nella Belt and Road Initiative.
Il coinvolgimento dell'Italia nel progetto cinese lanciato dal presidente Xi Jinping nel 2013 è sempre più evidente. Tuttavia ancora molti sono i dubbi sollevati dal ruolo che il nostro paese potrebbe avere sulla tratta delle Nuove Vie della Seta.
Nel contesto della seconda edizione del più ampio convegno 'Shipping, Forwarding & Logistics meet Industry', una due giorni dedicata ad analizzare le opportunità di crescita che derivano dall'alleanza tra industria e logistica, la sessione dedicata alla BRI che si è tenuta il 2 febbraio ha cercato di risolvere le perplessità sul ruolo del nostro paese in questo progetto di scala globale.
La sessione 'Le innovazioni ed eccellenze del cluster logistico e marittimo - One Belt One Road: dove e come si colloca l'Italia' è stata realizzata in collaborazione con Easternational e dal presidente e co-fondatore Marco Marazzi.
Durante l'incontro, al quale hanno partecipato esperti sia italiani che stranieri, si è voluta offrire una visione a tutto tondo di quali siano le possibilità e i rischi legati a questo progetto, prendendo in esame aspetti geopolitici, economici e logistici.
L'On. Scalfarotto (Sottosegretario al MISE) ha aperto l'incontro affrontando subito i nodi cruciali: un progetto di così ampio respiro che attraversa un'area così vasta porta con sé sicuramente un numero notevole di opportunità di commercio e investimento con i paesi interessati dalla BRI. L'Italia può avere un ruolo decisivo in questo percorso grazie alla sua posizione geografica: arrivare e partire dai nostri porti significa arrivare al cuore dell'Europa. L'Italia c'è e lo dimostra, soprattutto attraverso le sue esportazioni verso la Cina con prodotti di qualità, ma è necessaria maggiore continuità e volontà di mantenere un contatto più profondo affinché il rinnovato rapporto italo-cinese non vada disperso, soprattutto in considerazione del fatto che la Cina è sempre più protagonista nella politica internazionale.
Il moderatore della sessione, Marco Marazzi, ha presentato poi alcuni dati introduttivi relativi alla BRI spiegando che il progetto si riferisce a due rotte distinte, terrestre l'una ('Belt') e marittima l'altra ('Road'). Quella terreste a sua volta comprende due rotte differenti che seguono rispettivamente un percorso a nord - più utilizzato per il trasporto di merci da/per Europa e Cina - e uno a sud meno frequentato ma con un indubbio potenziale soprattutto per i collegamenti. L'importanza crescente dei collegamenti ferroviari appare evidente fin da subito, se si considera il numero di viaggi effettuati via terra nel solo 2017, che supera quelli fatti complessivamente nei 5 anni precedenti.
Una panoramica geopolitica ce la offre invece Andrea Goldstein, Chief Economist di Nomisma e Responsabile del comitato Scientifico di Easternational. Il raggiungimento di uno status di economia prospera da parte della Cina, annunciato da Xi Jinping è senz'altro un obiettivo sul quale il paese riverserà il proprio impegno: in questa visione la BRI giocherà un ruolo fondamentale per tale traguardo. La BRI potrebbe avere il potenziale non soltanto di favorire il commercio internazionale, mettendo in contatto tra loro tutti i paesi attraversati dai due corridoi, ma avrebbe anche un impatto importante per lo sviluppo della parte occidentale della Cina, che rimane tutt'ora più povera e meno sviluppata rispetto alle altre regioni. Non solo l'Europa e l'Asia centrale e occidentale, i cui mercati rimangono complessi, avranno una posizione di spicco, ma anche gli USA hanno indirettamente influito sullo sviluppo di questo progetto lasciando negli ultimi anni (e soprattutto negli ultimi mesi) dei vuoti che la Cina sta cercando di colmare. Particolare è stato anche il focus dedicato all'Italia, argomento di questa sessione, che deve trovare e seguire dei principi solidi per dare continuità alle azioni che rivelano la posizione del nostro paese.
Vista l'importanza dell'Eurasia in questo disegno, una panoramica sulla questione ci viene offerta da Alexey Pilko, Direttore del Centro di Comunicazione presso l'Unione Economica Eurasiatica, un'unione economica nata in seguito allo studio dell'esperienza dell'Unione Europea e che, come Pilko stesso spiega, include 5 membri: Russia, Kazakhstan, Bielorussia, Armenia e Kirghizstan.
Tra gli scopi principali dell'Unione Economica Eurasiatica, i cui paesi sono certamente interessati dai cambiamenti in atto, c'è la creazione di un corridoio sicuro tra Cina ed Europa, passando per tutti i paesi euroasiatici.
I vantaggi che questo corridoio offre sono numerosi, soprattutto in termini di opportunità per infrastrutture, logistica e cooperazione tra i paesi, per lanciare quel processo di integrazione intercontinentale di cui il mondo necessita per avanzare un passo verso un'economia multipolare.
Rimanendo in Asia Centrale, nel suo intervento Gouslim Joumagoulova (Segretario Generale della Camera di commercio Italo-Kazaka) ci ha illustrato il progetto del Centro internazionale per la cooperazione transfrontaliera di 'Khorgos' (“Zona Economica Speciale”) che ha lo scopo di facilitare il transito tra Kazakhstan e Cina. Sempre in merito ai collegamenti via terra, Izabell Laday di Logwin ha presentato alcune informazioni molto interessanti sui trasporti ferroviari esistenti. La strada su rotaia è una valida alternativa al percorso via mare: tra i vantaggi si possono annoverare il transit time, la maggior facilità di trasporto dall'entroterra cinese (dove è maggiormente sviluppata la produzione del paese) verso l'Europa, la possibilità di evitare periodi di punta durante i quali i porti sono maggiormente congestionati ed, infine, prezzi competitivi, minor impatto ambientale, e maggiore stabilità dei nodi ferroviari rispetto a quelli portuali che cambiano con maggiore frequenza. I container risultano inoltre sicuri grazie al trasporto porta a porta, alla tracciabilità delle merci con sistemi gps, e alla misurazione di umidità e temperatura interni al container.
Un intervento di carattere economico è stato invece quello di Cheng Li (Senior Manager Corporate Banking Department, Bank of China), che ci ha spiegato che cosa può fare Bank of China per il sostegno della Belt and Road Initiative. Di particolare rilievo il supporto fornito per gli investimenti in tutti i paesi interessati dalla BRI da parte del colosso bancario che, unitamente alla costruzione di fondi per l'apertura di aziende e la massiccia presenza di filiali in Cina e in tutto il mondo, offre un aiuto strategico per chi è interessato ad investire sul progetto o cercare partner strategici.
L'intervento della Sig.ra Cheng Li chiude la prima sessione concentrata più sulla parte 'Belt' dell'iniziativa. Apre quindi la sessione sul trasporto marittimo ('Road') con Alessandro Panaro, Responsabile Servizio Maritime & Mediterranean Economy presso SRM, che presenta alcuni dati sui porti del Mediterraneo. Dallo studio svolto da SRM sull'economia marittima italiana emerge che la direzione seguita dalle navi di medie e grandi dimensioni (sopra i 7000 TEU) traccia il percorso della Via della Seta passando per il Mediterraneo e, in particolare, aumenta la presenza del naviglio sia sul Tirreno che sull'Adriatico che non era prima battuto. Anche l'intervento del Dott. Mario Disegni, Consigliere Alsea e Presidente della Sezione Marittima di Fedespedi, sottolinea la posizione strategica dell'Italia. Ma la via per lo sviluppo necessita di una sinergia di industria, istituzioni e imprese di spedizione per poter cogliere le opportunità che ci si presentano.
Ma dove ci sono possibilità, ci sono anche rischi: Gian Enzo Duci, Presidente di Federagenti ricorda al pubblico alcune problematiche legate alla BRI. Non è possibile infatti dimenticare che per godere dell'effetto 'win-win' citato dalla Cina è necessario che ci sia reciprocità, soprattutto tenuto conto che la Cina sembra spesso indirizzare i propri investimenti in base a scelte meramente geopolitiche senza pensare al ritorno economico dei paesi in cui operano. Bisognerà allora chiedersi se, in assenza di reciprocità in molti settori, il progetto sia o meno tollerabile dall'Italia. Oltre a ciò, aree di approvvigionamento diverso avranno anche diversi approcci al movimento delle merci, che potrebbe quindi presentare ulteriori sfide da affrontare.
Arrivando infine a Hong Kong, ci spiegano il loro punto di vista Gianluca Mirante (Direttore Italia dell' Hong Kong Trade Development Council e Segretario Generale dell'Associazione Italia Hong Kong) e Stefano Poliani (Head of Business Development presso Kerry Logistics).
Riallacciandosi al discorso di Duci, Gianluca Mirante evidenzia la possibilità per Hong Kong di giocare un ruolo importante nella BRI, ricordando come il Belt and Road Summit di Hong Kong del settembre 2017 abbia avuto un'impronta più economica che politica, volendo mettere in contatto investitori e project owners. Per quanto riguarda le relazioni con l'Italia, molte delle nostre aziende hanno preferito investire su Hong Kong, essendo questa strategica e fondamentale anche per gli accordi preferenziali in essere con la Cina e con alcuni paesi del sudest asiatico. Per Poliani l'Italia potrà cogliere maggiori opportunità dalla 21st Century Maritime Road che dalla Silk Road Economic Belt, proprio per i propri legami con China e Hong Kong, ma anche la comunicazione via treno potrà favorire il commercio specialmente in alcuni ambiti specifici come quello dell'agroalimentare e, come ricorda il moderatore Marco Marazzi, in tutti quei paesi che si trovano a metà strada tra l'Italia e la Cina.
Per concludere questa sessione Riccardo Fuochi, Consigliere e Socio Fondatore di Easternational, nonché CEO di Omlog Asia Ltd, ci ha ricordato la necessità di una maggiore attenzione da parte delle aziende per poter partecipare alla BRI, che non è solo un'opportunità per la logistica, ma anche possibilità nel campo degli scambi culturali, del turismo, della tecnologia e molto altro ancora. La BRI non è solo un concetto, ma un progetto finanziato con fondi reali, grazie ai quali progetti concreti sono già sta avviati, dando un volto alle possibilità che vanno via via sempre più delineandosi in tutti i paesi coinvolti e in tutti i settori dell'economia.