LA BRI NEL 2018


Il 2018 sarà un anno ricco di appuntamenti per la Belt and Road Initiative. In particolare, vi sono numerose scadenze elettorali in paesi direttamente o indirettamente coinvolti nella nuova Via della Seta: Russia, Malesia, Cambogia, Indonesia e Tailandia andranno tutti alle urne quest’anno. In un progetto complesso come quello della BRI la variazione di una singola pedina può comportare cambiamenti su ogni fronte, dunque questi appuntamenti elettorali andranno seguiti con attenzione.

L’esito delle consultazioni in Russia pare scontato con una vittoria di Putin e quindi la continuazione di una politica di moderata collaborazione con la Cina, e sia in Indonesia che in Malesia le forze con maggiori chances di vittoria sono favorevoli ad un rapporto più stretto con Pechino.  Proprio in Malesia sono stati annunciati quattro progetti nel settore ferroviario dal valore di 40 miliardi di dollari, per modernizzare le infrastrutture nel paese. I soldi vengono dai fondi messi a disposizione per la BRI dal governo malese e da altri partners pubblici e privati,  la costruzione dovra’ essere affidata per il 40% ad imprese locali.

La situazione politica in Tailandia e Cambogia sembra più rischiosa. Le ripercussioni del colpo di stato militare  del 2014 potrebbero portare a caos e tafferugli in vista delle elezioni del prossimo novembre, così come i numerosi casi giudiziari che coinvolgono molti dei candidati in Cambogia sono un pessimo viatico per la stabilità nel paese. 
In Tailandia, imprese cinesi stanno costruendo una linea ferroviaria di 253 km tra Bangkok e la provincia di Nakhon, mentre in Cambogia,  visitata di recente dal Primo Ministro Li Keqiang, è prioritaria la cooperazione sul fiume Mekong le cui acque sono condivise dai due paesi. Nel corso dell’incontro Cina e Cambogia hanno siglato oltre 19 accordi bilaterali, accompagnati da 34 contratti firmate tra le imprese dei due paesi.

Per venire più vicini a casa nostra, se come sembra in Germania ci sarà un nuovo governo di coalizione SPD-CDU-CSU, la politica seguita rispetto alla Cina in generale e quindi alla BRI non cambierà molto: la Cina è stato il primo partner commerciale della Germania nel 2016 e nel 2017. La politica tedesca sarà quindi caratterizzata da massima apertura commerciale, accompagnata però da un irrigidimento sulle acquisizioni cinesi in settori strategici (la Germania ha pubblicato nuove norme in proposito nel luglio scorso e spinge per l’adozione di linee guida a livello europeo). La Francia ha scoperto la BRI con un po’ di ritardo, che però intende colmare rapidamente: Emmanuel Macron si è recato proprio a Xi’an, porta d’ingresso dell’Occidente cinese, in occasione della visita di Stato dei primi di dicembre.

Per quanto riguarda l’Italia, visto il ruolo per ora marginale del paese nella strategia cinese rispetto a Germania, Balcani ed Est Europa, non è certo chiaro se il nuovo governo che uscirà (forse) dalle urne di marzo sarà in grado di concentrarsi su queste tematiche ed elaborare una strategia tesa a trarre benefici dai vari progetti BRI. Certo l’alternativa – e cioè dedicare invece tutte le proprie forze ad affrontare questioni di respiro modesto e che non vanno oltre l’orizzonte delle Alpi - significa condannare il Paese a subire le scelte altrui. 

Il nuovo anno potrebbe essere quello in cui si stringeranno ulteriori relazioni tra la Cina e il Regno Unito. I due paesi, ora uniti da un collegamento ferroviario diretto, possono beneficiare delle reciproche ambizioni: Pechino desidera un ponte per penetrare ulteriormente il mercato europeo e l’attivismo commerciale del Regno Unito può essere utile, al tempo stesso il governo di Theresa May è desideroso di intessere nuove relazioni in vista dell’imminente Brexit. Per far questo però il Regno Unito dovrà stringere accordi post Brexit che  consentano alle merci servizi e capitali provenienti dal paese un accesso al mercato unico pari a quello precedente e questo non è affatto scontato. 

Una delle mine vaganti, per la BRI e non solo, sono gli Stati Uniti guidati da Donald Trump. Se il successore di Obama pare sconfessare le aperture dei suoi predecessori verso il Pacifico, al tempo stesso il suo disinteresse per il commercio estero e la sua vena protezionista potrebbero allargare la sfera di influenza di Pechino. Sopra il grande oceano aleggiano però l’incertezza e l’imprevedibilità di Trump e del dittatore nordcoreano Kim Jong-un. Un’ulteriore escalation potrebbe portare problemi alla confinante Cina che, sebbene abbia da tempo scaricato la difesa ad oltranza della Corea del Nord, si troverebbe in grave difficoltà con una situazione di instabilità alle porte di casa.

Venendo all’Africa, continente comunque al centro dell’attenzione cinese, sempre nel settore idroelettrico, un consorzio di compagnie cinesi guidato da CGGC, ha annunciato la costruzione di un impianto con quattro dighe e dodici turbine nello stato di Taraba, in Nigeria, per un investimento di quasi sei miliardi di dollari.

Altri progetti già annunciati e finanziati dalla Cina in giro per il mondo dovranno invece essere rivisitati , date le numerose difficoltà incontrate sul piano organizzativo e burocratico. Tra questi potrebbero esserci i collegamenti ferroviari ad alta velocità nei Balcani, che rischiano di subire ritardi e  non sono ben visti da Bruxelles che teme di perdere influenza nella regione.

Il 2018 sarà anche l’anno del soft power cinese, secondo gli esperti. Pechino non è ancora in grado di esercitare la stessa attrattività di Washington e i prodotti culturali cinesi, anche per una questione linguistica, faticano a penetrare il mondo occidentale. Qualcosa si sta però già muovendo: nel mondo della moda, ad esempio, numerosi brand hanno iniziato a collaborare con attori, star e fashion blogger al di là della Grande Muraglia aumentando non solo la propria presenza e il volume di vendite in Cina, ma anche la riconoscibilità internazionale di queste celebrità.

Tra gli appuntamenti del nuovo anno legati alla BRI infine ci sarà un Expo Internazionale legato alle Importazioni in Cina, che si terrà a Shanghai dal 5 al 10 novembre 2018, con la benedizione dell’Organizzazione Mondiale del Commercio. Una kermesse importante per un anno che si annuncia speciale per la Cina in ottica BRI. Superare le impasse determinate da problemi di budget, politici e finanziari e lanciare una nuova, eccitante fase della via della seta del nuovo millennio è infatti uno dei modi per “realizzare il sogno cinese di rigenerazione nazionale” di cui ha parlato Xi Jinping al recente XIX congresso del partito.


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